RIONE PRATI

ORIGINE

Non c’è rione romano che rappresenti al meglio il detto “Qui una volta era tutta campagna” di quanto non faccia il ventiduesimo. Sì, perché in questo lato del Tevere oltre la città di San Pietro, alle spalle di Castel Sant’Angelo, fino al 1870 non c’erano altro che distese verdi, da cui il nome “Prati”.

Edificata interamente dopo l’unità d’Italia, la zona in epoca romana era occupata da ville e giardini patrizi. Nel medioevo vi erano campi ed orti dove, non di rado, vi si accampavano gli eserciti nemici che assediavano la città.

Nel tempo diventò il luogo preferito dai romani per quella che oggi chiameremmo “la gita fuori porta”; ci si recava insomma per pranzi e merende sul prato o presso le osterie presenti dove giungevano i cosiddetti “Fagottari” con il loro fagotto di cibo e si offriva loro un tavolo e qualcosa da bere.

Se oggi il principale ostacolo per raggiungere le mete di svago vicine alla città è costituito dal traffico, all’epoca e fino alla costruzione dei ponti, per raggiungere i prati di Castello dall’antica città rinascimentale era necessario fare un lungo percorso passando da Ponte di Castello (l’attuale ponte Sant’Angelo) o imbarcarsi su instabili barchette che fungevano da traghetto.

Uno dei più noti barcaioli era Toto Bigi, detto “Er Boccalone” per la sua abitudine ad alzare il gomito per farsi grandi bevute. La sua imbarcazione era ormeggiata nei pressi dell’antico Porto di Ripetta, in attesa di coloro che avevano bisogno di recarsi sull’altra sponda del fiume, dove c’erano gli orti e le vigne. Come avveniva la traversata? Venivano tese delle corde tra una riva e l’altra del fiume e ciascuna di quelle corde, attraverso un anello e un’altra fune, era collegata a un traghetto, che quotidianamente faceva la spola tra una riva e l’altra. Il traghettatore, spingendo una lunga pertica nell’acqua, faceva muovere l’imbarcazione, che rimaneva nella sua corsia grazie all’anello in cui era inserita la corda principale.

Prati di Castello da Porta Angelica verso Castel Sant’Angelo. 1865 ca. (Tratta da FONDOROMANO)

EDIFICAZIONE

L’area, da sempre strategica perché facilmente collegata a Monte Mario e alla Via Cassia, era stata oggetto di “attenzioni edilizie” già nel 1830, sotto il pontificato di Papa Pio VIII, quando l’archeologo Pietro Ercole Visconti pensò di realizzarvi un nuovo quartiere di abitazioni per le famiglie di ceto medio-basso. Il progetto fu più volte rifiutato per il rischio di inondazioni, per l’insalubrità e per la mancanza di collegamenti infrastrutturali con l’altra sponda del Tevere: motivazioni che in realità nascondevano gli interessi economici dell’alta borghesia romana che favoriva l’espansione di Roma verso est. Subito dopo il 1870 però, gli imprenditori cominciarono ad acquistare le vigne e i terreni dai vecchi proprietari dei fondi, tra questi Francesco Saverio De Mèrode ed Edoardo Cahen, con un gruppo di banchieri e industriali in grado di contrastare l’azione dell’alta borghesia. Possiamo dire che al momento della sua edificazione, nel rione Prati si verificò una vera e propria speculazione edilizia. Infatti, il primo Piano regolatore di Roma Capitale, del 1873, non prevedeva l’edificazione dell’area, ma il forte interesse dei proprietari dei terreni portarono a inserire una speciale deroga con un progetto esterno al piano. Racconta l’arch. Italo Insolera che nel 1873 i terreni del Consorzio dei Proprietari di Prati valevano da 3 a 7 lire al metro quadrato; dieci anni dopo saranno valutati 75 lire. Il successivo Piano regolatore del 1883 inserirà poi ufficialmente l’area nel progetto urbanistico della città.

Il quartiere inizia a prendere forma a partire dal 1879, quando fu costruita una passerella di ferro provvisoria che collegava le due sponde del Tevere presso il Porto di Ripetta (nel 1901 fu poi sostituita grazie all’inaugurazione dell’attuale Ponte Cavour).

L’impianto urbanistico, che prevedeva strade tutte parallele e ortogonali sul modello torinese, risentì fortemente del clima anticlericale del Governo Sabaudo dell’epoca: la Giunta Comunale di Roma stabilì infatti che nessuna delle strade dovesse avere come sfondo la Cupola di San Pietro. Non solo: a quei tempi, era uso delle amministrazioni filo Sabaude, costruire le Chiese non nelle Piazze principali, ma in strade meno in vista. Non è un caso che anche Piazza del Risorgimento e Piazza Cavour non ospitino Chiese Cattoliche. Dal momento che ci troviamo nel quartiere a ridosso della Città del Vaticano il voler volgere le spalle al papato dell’epoca, appare come un vero e proprio contrappasso.

Sul finire dell’800 il limite della città è costituito dalle caserme costruite su Viale delle Milizie e Viale Giulio Cesare. Alle loro spalle ancora solo terreni adatti per lo più alle esercitazioni militari, con la Piazza d’Armi (attuale Piazza Mazzini) che diventerà, dopo il piano regolatore del 1909, il centro di un nuovo impianto a raggiera.

Dal momento che si trattava di una grande quantità di terreni demaniali, il Comune assegnò l’edificazione dei lotti a enti pubblici, cooperative e imprenditori privati per la definitiva urbanizzazione della zona. Nacquero così negli anni ‘20 intorno a piazza Mazzini numerose costruzioni di qualità, realizzate dall’Istituto autonomo case popolari, con ampi viali alberati, di larghezza proporzionata all’altezza delle case.

E se oggi per la cosiddetta edilizia green dalla costruzione allo smaltimento si può operare in maniera virtuosa integrando l’edificio al suo contesto scopriamo che l’edificazione del quartiere, soprattutto nella zona di Via Andrea Doria e Via Trionfale fu improntata a criteri straordinariamente moderni visto che- in considerazione delle caratteristiche del suolo- man mano che si scavava per fare le fondamenta, l’argilla estratta veniva dirottata presso la vicina fornace per ricavarne dei mattoni da utilizzare poi per la costruzione dei palazzi.

Nel 1930 il quartiere sarà quasi completamente edificato. Gli ultimi lotti liberi saranno edificati negli anni ’30 e ’40 e, a parte qualche restyling, il tessuto edilizio rimarrà sostanzialmente inalterato.

Prati rappresenta, indubbiamente, uno dei quartieri della Roma Umbertina e ospita molti edifici in stile liberty, costruiti durante i primi anni del Novecento per la nuova borghesia dove è evidente l’Eclettismo dell’epoca.

Oggi Prati è un elegante zona residenziale di Roma, ricca anche di uffici, soprattutto di avvocati per via della vicinanza dei Tribunali.

Vista dall’alto del Quartiere della Vittoria con a destra Piazza Mazzini, nella parte alta della foto alcuni edifici sono ancora in costruzione. Anno 1934 (Roma ieri oggi ©)

 

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