RIONE TESTACCIO

ORIGINE

Sulla riva est (sinistra) del fiume Tevere c’era Il porto dell’Emporio che fin dall’epoca romana, era il punto d’approdo delle merci e delle materie prime che, arrivate via mare dal porto di Ostia, risalivano il Tevere. Verso via Rubattino si incontra la Porticus Aemilia, maestosi resti di un vasto complesso di magazzini risalente al 193 a.C. che accoglievano le merci provenienti dal vicino porto.
Nei secoli i cocci delle anfore (in latino testae) , che servivano a contenere grano e alimenti liquidi durante il trasporto, si accumularono a formare un piccolo monte: da qui il nome – antico – di monte Testaccio o Monte dei cocci, e la scelta – tutta moderna – di affidare all’immagine di una antica anfora, il simbolo del rione.
Anche la via principale del Rione via Marmorata che mette in comunicazione il porto di Ripa con la Porta San Paolo deve il nome ai marmi che i romani continuarono ad importare da tutto il Mediterraneo via mare fino alla fine dell’Impero, e che nel periodo della decadenza di Roma rimasero inutilizzati in grandi quantità, una sorta di cava a cielo aperto di semilavorati di valore.
L’area tra il monte dei cocci e le mura era coperta da una distesa verde i cosiddetti «i prati del popolo romano», destinazione tradizionale delle gite frequenti nelle ‘ottobrate’ gioiose feste con abbondanza di vino, collegate alla tradizione dei baccanali- festività pagane legate alla fine della vendemmia- che accomunavano ricchi e umili.
La tradizione popolare è forte nel Rione nato come tipico esempio di urbanizzazione industriale, come insediamento abitativo cioè, connesso a luoghi di produzione dove risiedevano gli operai addetti alle attività che fiorivano lungo la via Ostiense dalla fine dell’Ottocento e fino agli anni ‘60 quando iniziarono le dismissioni delle aree industriali. L ’insediamento dell’Università degli Studi Roma Tre ad inglobare una parte dei mercati generali, e il vecchio mattatoio- complesso costruito a fine ‘800 da Gioacchino Ersoch e considerato uno dei più importanti edifici di archeologia industriale della città celebrato come uno dei più moderni d’Europa al momento della inaugurazione- trasformato in area museale così come la centrale Montemartini dismessa come centrale elettrica e oggi sede di reperti e opere di epoca romana.

Gruppo scultoreo all’ingresso del Mattatoio di Testaccio

Allestimento sculture dei Musei Capitolini del 1997 presso la sala macchine della Centrale

Cuore del rione è la storica Piazza Testaccio che per molti anni ha ospitato il caratteristico mercato rionale, spostato di recente in una area coperta tra via Galvani e via Manuzio. A seguito del trasferimento del mercato è tornata al centro della Piazza la Fontana delle Anfore, realizzata dallo scultore e architetto Pietro Lombardi nel 1926.
L’aria di romanità che si respira per le strade del Rione lo rende speciale con i capannelli di persone che sostano sulla piazza e tra i banchi del nuovo mercato, le insegne in pietra dei negozi, una tradizione di figure artistiche di spicco come la cantante Gabriella Ferri che qui nacque e visse per un periodo proprio a due passi dall’ingresso del Teatro Vittoria oggi teatro di prosa ristrutturato negli anni 80 dopo essere stato un cinema e prima ancora dagli inizi del 900, il teatro del Rione con spettacoli di varietà dove si sono esibiti tra gli altri, Aldo Fabrizi e Anna Magnani.
Forse non tutti sanno che accanto a questa dimensione colorata e chiassosa proprio a due passi dal mercato in via Caio Cestio c’è uno spazio di silenzio e pace il Cimitero Acattolico che ospita immerse nel verde punteggiato da cipressi centenari con lapidi prive di foto come in tutti i cimiteri anglosassoni, le tombe monumentali di artisti e poeti come John Keats, Percy Bysshe Shelley.

Qui ha trovato riposo anche Andrea Camilleri e in un angolo seminascosto dalla vegetazione, vicino al sepolcro di Antonio Gramsci, c’è anche Romeo uno dei tanti gatti delle colonie feline ospitate dai monumenti romani.

Tomba del gatto Romeo

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